L’EURO e la SCUOLA
Intervento al convegno tenutosi il giorno 31 gennaio 2001 presso il Distretto Scolastico di Ottati alla presentazione del Corso sull’Euro
Non mi capita spesso di incontrare in sessione plenaria una “classe di insegnanti”.
Capirete, quindi, la mia difficoltà nel dover esprimere ed illustrare dei concetti che spesso vengono indirizzati a categorie molto più vicine al nostro mondo.
Cercherò, comunque, di fare del mio meglio per riuscirci.
Debbo, innanzitutto, riconoscere ed apprezzare la lungimiranza del Direttore Coccaro che si è reso promotore di questi incontri di estrema importanza per tutti noi e per essersi preoccupato dei risvolti che l’introduzione dell’Euro avrà, tra pochi mesi, sulla nostra vita quotidiana.
Un ringraziamento, poi, per averci voluto al suo fianco per portare avanti questa brillante iniziativa.
Come ha giustamente sostenuto, la scuola, dinanzi ad un evento di tale portata, ha il dovere di svolgere compiti di formazione ed informazione.
A voi insegnanti i giovani alunni si rivolgeranno per primi per conoscere e approfondire le problematiche sull’Euro e, da voi, si aspetteranno risposte concrete e precise. Saranno i giovani i primi protagonisti di questo evento epocale.
Ed è per questo che anche noi come banca ci siamo resi disponibili ad affrontare, insieme a voi formatori, tale problema.
A me è stato assegnato il compito, forse, più noioso: cercare di illustrare come si è arrivati all’Euro e
Che cosa è l’Unione Economica e Monetaria?
Bisogna innanzitutto precisare che il progetto di Unione Economica e Monetaria deriva direttamente dal Rapporto sull’Unione Economica e Monetaria nella Comunità europea approvato dal Consiglio europeo nel mese di giugno 1989. Successivamente, gli aspetti essenziali del progetto sono stati codificati nel Trattato di Maastricht, entrato in vigore nel 1993, che estende e modifica il Trattato di Roma del 1957, istitutivo della Comunità Europea.
Il Trattato di Maastricht individua nell’Unione Economica e Monetaria, insieme al Mercato unico, lo strumento per migliorare il tenore economico e la qualità della vita dei cittadini europei e per favorire una crescita sostenibile non inflazionistica.
Secondo il Trattato di Maastricht, l’Unione Economica e Monetaria rappresenta uno strumento per realizzare obiettivi principalmente qualitativi e precisamente: “uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell’insieme della Comunità, una crescita sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l’ambiente, un elevato grado di convergenza dei risultati economici, un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra gli Stati membri” (art. 2)
È evidente che anche quando vengono richiamati obiettivi quantitativi, questi sono, sempre, accompagnati da eccezioni qualitative (crescita senza inflazione, sostenibile e che rispetti l’ambiente; miglioramento del tenore e della qualità di vita, ecc.).
L’Unione Economica e Monetaria viene realizzata per fasi successive, ciascuna delle quali delimitata da una precisa data di inizio e ciascuna caratterizzata da obiettivi che devono essere tassativamente conseguiti. Questa scelta si giustifica con il fatto che i Paesi firmatari del Trattato di Maaastricht, pur presentando posizioni di partenza molto diverse, sia dal punto di vista economico sia da quello istituzionale, si sono formalmente impegnate, con l’eccezione del Regno Unito e della Danimarca, ad adottare la moneta unica nella terza fase dell’Unione Economica e Monetaria.
Nella prima fase dell’Unione Economica Monetaria, iniziata il 1° luglio 1990 e terminata il 31 dicembre 1993, è stato completato il Mercato unico con la rimozione delle residue restrizioni ai movimenti di capitale.
La seconda fase, iniziata il 1° gennaio 1994, ha visto compiersi il processo di convergenza delle condizioni macroeconomiche e istituzionali e svolgersi la preparazione tecnica alla moneta unica da parte dell’Istituto monetario europeo e della Banca centrale europea, tuttora impegnata in quest’opera.
La terza fase dell’Unione Economica e Monetaria, iniziata il 1° gennaio 1999, ha visto la graduale introduzione della moneta unica e l’attribuzione della competenza di gestire la politica monetaria e del cambio al Sistema Europeo delle Banche Centrali.
Al fine di conseguire gli obiettivi dell’Unione Economica e Monetaria, il Trattato di Maastricht precisa che l’azione degli Stati membri e dell’Unione europea dovrà essere ispirata al “principio” della stabilità economica e finanziaria.
Attribuisce, inoltre, fondamentale importanza alla stabilità della situazione di bilancio, tanto da considerarla come principio direttivo cui le azioni della Comunità e degli Stati membri dovranno attenersi.
I richiami alla stabilità economica e finanziaria trovano la loro codificazione nei parametri di convergenza e nel Patto di stabilità e crescita.
La valutazione della convergenza economica dei Paesi membri dell’Unione europea è basata sui precisi criteri quantitativi, i cosiddetti “parametri di convergenza”.
I requisiti che sono stati utilizzati per selezionare gli undici Paesi che adottano l’Euro dal 1° gennaio 1999 sono:
stabilità dei prezzi;
sostenibilità della posizione finanziaria pubblica;
stabilità del cambio;
tassi d’interesse bassi che riflettano l’aspettativa di un durevole processo di convergenza.
Molti si chiedono: quali saranno i cambiamenti più significativi per il sistema economico italiano?
L’impegno del nostro Paese verso la convergenza economica ha già prodotto alcuni risultati, come la riduzione dell’inflazione, il calo dei tassi di interesse e il graduale rafforzamento della finanza pubblica.
Tuttavia, con l’introduzione dell’euro e del relativo quadro istituzionale previsto dal Trattato di Maastricht, sarà più facile completare il risanamento ed evitare che situazioni di squilibrio delle finanze pubbliche si possano verificare in futuro.
In generale, è prevedibile che l’introduzione della moneta unica comporti l’aumento della concorrenza in alcuni settori dell’economia italiana finora meno esposti al confronto internazionale.
In particolare, il sistema bancario e finanziario non sarà più segmentato dalla presenza di più monete e risulterà, quindi, più aperto e maggiormente sottoposto a pressioni competitive.
Il fallimento dell’Unione Economica e Monetaria avrebbe effetti deleteri per tutti.
Senza una moneta unica vi è un maggior rischio di svalutazione di alcune valute rispetto ad altre e un’incertezza generale legata ai tassi di cambio. Le svalutazioni significano una perdita di benessere in tutta la Comunità e l’incertezza non favorisce mai una crescita economica. Nei Paesi in cui si verificano, le svalutazioni fanno salire l’inflazione a causa del maggior costo delle importazioni, che spesso si traducono in un aumento dei tassi di interesse.
La domanda più ricorrente che in questo momento ci viene rivolta è: Cosa possiamo fare per non trovarci impreparati?
Il miglior consiglio e quello di utilizzare questo periodo, non troppo lungo, cominciando fin da subito, per prendere confidenza con l’Euro, in modo da non farsi cogliere impreparati dalla fase successiva che, nei primi mesi del 2002, vedrà il rapido ritiro delle “Lire” che lasceranno posto definitivamente all’Euro.
Per gli aspetti prettamente tecnici lascio la parola ai colleghi dell’ICCREA che ringrazio per la preziosa collaborazione, a nome mio personale e per conto della banca che mi onoro di dirigere.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti, Vi ringrazio per l’attenzione e spero di non avervi annoiato.