Il ruolo delle BCC nel tempo della crisi
Intervento del Direttore Michele Albanese al convegno del 16 febbraio, presso l’Hotel Ariston di Paestum (Salerno)
INTRODUZIONE
Non vi è dubbio che partecipare a questo evento, rappresenti un importante momento professionale, sia per gli autorevoli interventi che ci saranno, sia per il tema che stasera trattiamo; argomentazioni che rappresentano la nostra quotidianità, il nostro presente ma, spero di vero cuore, anche il nostro futuro.
Pensare ed organizzare questo incontro di lavoro vuol dire comprendere ed avere ben presente il ruolo sociale ed economico che noi, Banche di Credito Cooperativo, abbiamo nel tessuto della società che viviamo.
È decisivo, secondo il mio avviso, tenere sempre presente, in ogni momento del nostro quotidiano lavoro, quelli che sono i principi ispiratori dei nostri statuti, richiamando, in modo particolare, l’art 2 che così recita: favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi, promuovendo lo sviluppo della cooperazione, l’eduzione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio.
Per essere Banca di Credito Cooperativo, quindi, non è assolutamente sufficiente essere solo una Banca; è indispensabile partecipare ad un percorso di crescita del territorio di competenza.
Non a caso quando lo statuto recita “il miglioramento delle condizioni” richiama prima quelle morali e culturali, poi quelle economiche. Non è un caso che la nostra Magna Carta, la nostra Costituzione, metta in primo piano la crescita morale e culturale, primaria rispetto al taglio meramente economico.
La differenza, che noi predichiamo e diffondiamo nel territorio, risiede proprio nel ruolo sociale che svolgiamo, nell’impegno che mettiamo in campo al fine di rendere migliore un contesto, dove le difficoltà operative e strutturali sono sempre maggiori.
Operare nei nostri territori, pertanto, vuol dire dare delle risposte non solo nel settore dell’economia o meglio del denaro, ma principalmente nel campo dello sviluppo condiviso di tutto il contesto che ci circonda, facendo attenzione ai diversi livelli della popolazione, riuscendo a dare delle risposte soddisfacenti a tutti, migliorando le prospettive, dando opportunità per vivere il presente e programmare il futuro dei nostri figli..
Avremo ben compreso il nostro ruolo solo quando avremo la certezza di aver sostenuto tutto il tessuto sociale della nostra zona di competenza attraverso scelte responsabili, equilibrate e calibrate, in grado di creare concrete occasioni di sviluppo.
È fondamentale, quindi, che lo sforzo delle BCC sia quello di attuare realmente il nostro modello, non limitandoci mai ad operare per abitudine.
Vi assicuro che tutto ciò non è facile.
La crisi mondiale ha colpito tutti; è stata, infatti, una crisi senza confini; le differenze riguardano solo le modalità con le quali le varie nazioni sono riuscite ad attutire gli effetti.
Ma ciò fa parte di una cultura che all’Italia non appartiene; la cultura della prevenzione appartiene ad un mondo molto lontano dal nostro. Oggi, però, difficilmente si riesce ad operare senza un adeguato processo previsionale costruito su obiettivi raggiungibili e su fondamenta decisamente stabilizzate e forti.
Il concetto di futuro non dovrà rimanere solo su carta, ma dovrà essere accompagnato da elementi in grado di dare solidità, sostegno ed aiuto alle nostre strutture ed al sistema.
Come categoria dobbiamo continuare a sviluppare i nostri punti di forza: la cura delle relazioni con il cliente, l’attenzione alle esigenze del territorio, il presidio della stabilità, la vocazione verso un modello di attività lontano dagli eccessi che sono stati all’origine della crisi finanziaria. Tutto ciò ci viene ribadito, spesso, anche dalla Banca d’Italia.
A mio avviso, però, lo sforzo dovrà essere intrapreso anche a livello interno, cercando di diffondere ancora maggiormente nella struttura, la nostra esperienza differente.
La nostra forza all’esterno è rappresentata dalla rete che ci permette di operare come un soggetto unico. Ma la marcia in più al sistema, siamo in grado di inserirla quando riusciremo a perfezionare una rete ancor più resistente anche all’interno delle strutture, dove il modello cooperativo diventi a 360 gradi uno stile efficace, diligente, intraprendente e riconosciuto.
Lo stesso concetto, secondo me, può estendersi alla crisi dell’Unione Europea: è difficile credere nella comunità europea, se prima all’interno degli Stati membri, i cittadini non riescono a sentirsi cittadini europei, ma continuano a sentirsi tedeschi, francesi oppure italiani. Il sistema entra in crisi perché mancano valori fondanti, condivisi ed attuati.
Il modello del credito cooperativo non ha tutti questi problemi, fortunatamente, ma ha bisogno di saldare sempre di più le diverse esperienze, credendo in un meccanismo che sia in grado di guardare con fiducia al futuro.
Sono convinto che il segreto del successo risiede sempre di più nella consapevolezza che il modello cooperativo e mutualistico rappresenti un qualcosa di straordinariamente unico, che deve essere sempre di più utilizzato e condiviso.
IL CONVEGNO DI OGGI
Momenti come il convegno di stasera rappresentano delle opportunità rare, delle situazioni nelle quali bisogna trarre il meglio, cercando di trasportarlo nel quotidiano di ognuno di noi.
I numeri della crisi che ha colpito il nostro sistema economico sono sotto gli occhi di tutti. Ma più che numeri, penso che si debba parlare di un’intera società che ha visto saltare quelle che prima erano delle certezze: imprese in crisi, disoccupazione a livelli record, crisi dei giovani, difficoltà dei conti pubblici, il problema del debito pubblico, la macchina dello Stato.
Certamente l’Italia aveva bisogno di profonde correzioni, ma la sempre più diffusa cultura del rinvio dei problemi, non ha più pagato. Non bisogna dimenticare ciò che abbiamo vissuto a novembre e dicembre (non certo tanto tempo fa), dove il rischio default era dietro l’angolo, i titoli di Stato italiani erano considerati titoli ad elevato rischio, con tassi garantiti fuori da ogni previsione. Si avvertiva una certa paura.
L’insieme di tutti gli interventi del nuovo Governo, nonostante i grandi sacrifici, hanno concesso un pò di ossigeno al sistema Italia, ma ora è arrivato il tempo di ripartire scegliendo la rotta migliore.
È nel dna dell’Italia e degli italiani sapersi rialzare nei momenti difficili: è accaduto nel passato e tutti siamo convinti che succederà anche oggi.
Non sarà facile, ma mi permetto di lanciare una sana provocazione: forse il sistema ha bisogno di trovare partner che abbiano il coraggio di investire di più nell’Italia, di concentrarsi sul tessuto economico delle piccole e medie imprese italiane.
C’è bisogno di credere in quel segmento che, nel tempo della crisi, le nostre banche di credito cooperativo non hanno mai abbandonato.
Sono proprie le piccole e medie imprese, insieme alle famiglie, i nostri principali interlocutori, coloro i quali hanno ricevuto sostegno quando molti, nel sistema bancario, tiravano i remi in barca.
Penso però, non per tirare acqua al nostro mulino, che il nostro fare banca, sostenendo il tessuto economico, ha consentito a molte imprese di restare a galla.
Bisogna sottolineare, comunque che, l’erogazione dei nostri impieghi non ha mai lasciato da parte la regola del merito creditizio, concedendo, a chi effettivamente aveva le potenzialità, le risorse per restare sul mercato. Sono clienti che hanno creduto in noi, quando ci hanno scelto come partner, ed ora siamo noi che crediamo fermamente nelle loro capacità.
La fiducia è un valore che si conquista nel tempo, per noi è un valore reciproco.
Noi, come credito cooperativo, abbiamo operato in questo modo e sono convinto che sia un grande vanto di cui dobbiamo andare tutti fieri.
È facile fare banca quando il PIL cresce, è difficile fare banca quando le imprese cominciano a chiudere i battenti ed aumenta la cassa integrazione.
Bene, il titolo del convegno di stasera ci chiede qual è stato il ruolo delle nostre banche nel tempo della crisi.
La risposta, secondo me, può essere così riassunta: “Le Banche di credito Cooperativo hanno continuato a svolgere, anche in questo particolare momento e in questi ultimi anni, un ruolo anticiclico, esercitando con coerenza il mestiere di banca del territorio, nel territorio e per il territorio”.
Mi piace, in questa sede, richiamare quanto detto dalla dott.ssa Tarantola della Banca d’Italia, al XIV Congresso Nazionale Credito Cooperativo dello scorso mese di dicembre:
“Durante la crisi il sistema del Credito Cooperativo ha rappresentato un fattore di stabilità, garantendo continuità nell’erogazione di prestiti alle piccole e medie imprese durante la fase più acuta della crisi, quando gli intermediari di maggiori dimensioni incontravano vincoli severi dal lato della provvista”.
CONCLUSIONI
A questo punto mi avvio alle conclusioni del mio intervento, cercando di evidenziare ciò che noi tutti ci aspettiamo dal futuro.
In primo luogo penso che sia prioritario un maggiore riconoscimento del nostro ruolo da parte del Governo, anche e soprattutto perché gli ultimi interventi hanno pesantemente inciso sui nostri bilanci.
Abbiamo pagato anche noi il prezzo della crisi, ma ora abbiamo bisogno di certezze, che dovranno essere investimenti, occupazione, rilancio del sistema produttivo.
C’è bisogno di una politica economica che riesca a ricucire lo strappo tra le imprese ed un sistema produttivo in grado di generare ricchezza.
Ci sono state, in questo periodo, molte scelte impopolari, ma ora è arrivato il momento di dare centralità alle persone ed al loro futuro.
Non è sicuramente un compito facile.
Ma il gioco delle parti, in questo momento, richiede rispetto per le famiglie, per i giovani e per le imprese.
Condividiamo i sacrifici, ma attendiamo con fiducia che le prossime scelte possano essere incentrate verso la costruzione positiva del domani.
Magari osservando come utile esempio proprio il “ruolo delle Bcc nel tempo della crisi…”
Direttore della BCC Monte Pruno di Roscigno e di Laurino
Michele ALBANESE