Il credito ma non solo
In più occasioni si è avuto modo, anche da queste pagine, di sottolineare il ruolo fondamentale del credito per una crescita economica ma anche culturale di un determinato territorio. Il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo, sotto questo punto di vista, è stato molto importante, nel corso degli anni, al fine di supportare l’economia di zone spesso dimenticate dai grandi Istituti; questo ha consentito alle ex Casse Rurali di valorizzare la loro differenza, non solo normativa, ma anche operativa e caratterizzata da un posizionamento strategico differente nel settore del credito rispetto a tutti gli altri operatori presenti sul mercato.
Esistono oggi vari canali di accesso al credito per coloro che vogliono fare o stanno facendo impresa, canali più o meno agevolati, rispetto alle esigenze di una clientela sempre più bisognosa di mezzi finanziari capaci di sostenere processi di crescita o consolidamento; tuttavia il credito non è in grado, da solo, di sostenere la crescita di un comprensorio e del suo tessuto imprenditoriale presente, occorre certamente altro.
Le associazioni di categoria possono consentire agli imprenditori di acquisire una maggiore forza contrattuale nei rapporti con le Banche e con le Istituzioni locali e non; basti pensare ai Consorzi Fidi che supportano le imprese associate da un punto di vista burocratico, forniscono loro consulenza allargata e ne favoriscono l’accesso al credito a condizioni migliori vista la presenza di garanzie in relazione al credito erogato.
La politica dei finanziamenti non deve essere più una politica di finanziamenti a pioggia; l’erogazione degli aiuti deve avvenire sulla base di un procedimento valutativo che dia priorità alla creazione di uno sviluppo competitivo, vale a dire aumento dei livelli occupazionali e riqualificazione degli organici, cosa che può essere realizzata mediante la presenza di manager a tempo nelle aziende anche al fine di portare a compimento progetti di sviluppo strategico e colmare la frequente assenza di managerialità. Potenziare le competenze manageriali, creare una classe manageriale nuova costituiscono scelte vincenti nel sostenere un processo di crescita basato non solo sulla quantità ma soprattutto sulla qualità e sul consolidamento dei progressi raggiunti e degli obbiettivi di volta in volta conseguiti.
Una vera politica dei finanziamenti deve inoltre essere caratterizzata da una semplificazione delle procedure burocratiche che molto spesso hanno creato difficoltà alle imprese nella realizzazione dei loro progetti (si pensi alla possibilità di invio telematico delle richieste di contributo o alla possibilità di presentare la rendicontazione delle spese sostenute in relazione ai progetti approvati, da parte di iscritti all’albo dei dottori commercialisti o ragionieri commercialisti).
Per lo sviluppo del territorio si deve anche puntare sul ruolo dei distretti industriali non di nicchia come un tempo, ma distretti industriali allargati o globali nei quali confluiscono non solo le imprese ma anche le istituzioni e gli enti locali. In alcune zone del territorio nazionale i distretti di nicchia esistenti si sono allargati facendo entrare enti territoriali come i comuni, la provincia e la regione; hanno pubblicizzato le risorse culturali e turistiche del territorio diventando dei veri sistemi produttivi locali, capaci di fare emergere, in un mercato allargato, anche le piccole imprese presenti. Sarebbe il caso di imitare quanto prima queste iniziative senza aspettare che passino anni e che le stesse perdano di efficacia e funzionalità.
Anche il settore del credito deve essere in grado di supportare le imprese in maniera differente e nuova, l’innovazione, la conoscenza diventano pilastri fondamentali per il funzionamento dei distretti e per la loro crescita. Le imprese non possono, in un mercato globale, confrontarsi con la concorrenza senza puntare sullo sviluppo tecnologico e manageriale che può essere conseguito con maggiore facilità nell’ambito di una rete che lega gli imprenditori e le istituzioni operanti su di un territorio. In tale ambito assume una veste rilevante la ricerca, quale premessa dell’innovazione, della esclusività e della sofisticazione che la produzione deve possedere per riscuotere successo su mercati sempre più ampi ed evitare che la crescita, soprattutto dei paesi emergenti, possa insidiare gli standard di benessere raggiunti. Una carenza nella ricerca, che è si imputabile all’elevato costo del lavoro, del denaro, della politica del credito ma anche a scelte imprenditoriali spesso chiuse verso l’attività di ricerca, di sperimentazione, nell’azzardo di nuovi prodotti, può essere fatale ad un tessuto imprenditoriale anche apparentemente forte che nel tempo pagherà scelte non orientate verso l’innovazione tecnologica.
Il finanziamento della ricerca è una questione complessa che non si può risolvere pensando esclusivamente alle banche che hanno le risorse, ma poiché le stesse derivano dal denaro dei depositanti, non possono certamente assumere rischi elevati finanziando in maniera cospicua attività di ricerca fermo restando la necessità, da parte degli Istituti Bancari, di finanziare idee ma con un rischio che va condiviso assieme ad investitori privati nonché allo Stato.
Infine il ruolo dell’etica, la grande assente della scena economica di questi ultimi anni caratterizzata da scandali finanziari. Valorizzare il ruolo dell’etica nell’economia e nel credito potrebbe essere la scintilla capace di mettere in moto l’intero sistema anche perché di etica si continua a parlare ma restano ancora poche le iniziative in grado di favorire la crescita di una realtà territoriale con sviluppo e rispetto delle culture locali. Fare della responsabilità sociale delle imprese un fattore competitivo significa abbinare alla crescita economica il perseguimento di finalità sociali.
Esistono tanti strumenti capaci di consentire ad una comunità di crescere e di migliorarsi, strumenti che vanno integrati tra di loro; il credito non può, da solo, favorire i processi di sviluppo, che vanno sostenuti in modo differente puntando su forme di aggregazione, su un produttivo utilizzo dei finanziamenti stanziati e dando importanza anche a valori etici nella gestione e conduzione di una attività economica, nella erogazione del credito e nella raccolta del risparmio; non si tratta di scoprire cose nuove, si tratta, invece, di utilizzare in maniera più accorta e coordinata strumenti esistenti da tempo al fine di creare un concreto valore aggiunto, raggiungibile mediante il connubio di fattori anche differenti ma pronti ad essere integrati sulla base di progetti concreti e non solo formali.
Articolo di Antonio PANDOLFO